Passaggio 3

Scritto il 01 Aprile 2013

fromm

Fuga dalla libertà di Erich Fromm è un libro scritto nel 1941 in un contesto storico ormai lontano, ma a distanza di decenni presenta una freschezza e una attualità che ne consigliano la lettura o anche una rilettura a chi non è stanco di riflettere sulla realtà sociale in cui si trova immerso, a ricercare ogni strada per divenire consapevole di se stesso e ad arrivare ad assumersi la responsabilità che comporta l’essere liberi.

Usando le parole stesse dell’autore ”la tesi del libro è che l’uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società pre-individualista, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sessuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto ansioso e impotente.”

Fromm mette il risalto un concetto che sembra in netta contrapposizione all’idea stessa di libertà. Alcune riflessioni, su base etimologica (l’avverbio “libenter” o “lubenter” significa volentieri, con piacere e il sostantivo “libido” o “lubido” indica desiderio, capriccio, passione) ci suggeriscono come nel mondo antico la libertà sia qualcosa di molto gioioso e motivante, di inebriante: “alla libertà si brinda, anche in collettività, se significa che tutte le persone del gruppo  possono riprendere in mano la propria vita, in armonia coi propri dèi e condividendo in qualche misura la felice autodeterminazione divina” (Iliade, VI, vv. 527-528).

Anche la scultura greca classica ci trasmette che “libertà è una sensazione di serena e armonica espansione del corpo (nello spazio, nelle relazioni, nei gesti, nelle decisioni)”.

Il saggio di Fromm è al contrario una continua dimostrazione di quanto l’uomo viva come un  enorme peso l’esercizio della propria libertà.

 

L’uomo crede di volere la libertà, in realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni e le decisioni comportano dei rischi. (E. Fromm)

 

In questa opera vengono riassunti i temi magistrali che Fromm analizzerà nel corso della sua vita ed è anche una sorta di feritoia per poter osservare in dettaglio come la psicologia socio-analitica dell’autore evolve e muove i suoi passi.

Il punto iniziale del pensiero di Fromm è legato allo sviluppo dell’Io e nasce dalle considerazioni che ogni essere umano per poter crescere e accedere alla vita adulta deve affrontare dei legami primari che danno sicurezza (relativi alla figura materna e alla famiglia), ma nello stesso tempo ne limitano la libertà. L’affrancarsi è particolarmente gravoso e spesso pieno di ostacoli legati a come l’assetto di una società si configura. L’uomo infatti, dopo che nel corso dei secoli ha guadagnato tanta libertà, si trova a vivere in un ambiente dove i legami sono recisi, dove diventa fondamentale il primato dell’individualità (di colui che sa badare a se stesso) e fortemente orientata al narcisismo, una sorta di clava che le persone brandiscono gli uni contro gli altri per farsi strada fra una moltitudine di uomini che vivono nel culto dell’indifferenza dove diventa centrale e norma sociale essere  sottomessi rispetto agli altri.

L’essere umano, in un mondo caotico, complesso, si sente perso, sente la fatica dell’esercizio della responsabilità. Qui Fromm utilizza il concetto di meccanismi di fuga che sono sostanzialmente tre: distruttività, conformismo, autoritarismo (decide qualcun altro per me).

I meccanismi di fuga, strategie inconsce sono messi in atto per poter liberarsi del fardello della libertà che è ingombrante e sembrerebbero condannare l’uomo a non poterla mai raggiungere. Ma Fromm offre al lettore una riflessione: “L’attività spontanea è il solo modo in cui l’uomo può superare il terrore della solitudine, nella realizzazione spontanea dell’Io l’uomo si riunisce al mondo: all’uomo, alla natura e a se stesso.” (E. Fromm)

Il lascito del pensiero di Fromm costringe il clinico ad allargare la prospettiva, a contenere nel proprio sguardo e quindi anche nella propria azione, una moltitudine di fattori che sono appunto gli aspetti societari che hanno un ruolo decisivo rispetto alla biografia del singolo. Questo insegnamento, questo cambio di prospettiva resta ineludibile, anzi forse oggi è ancora più che mai necessario richiamarlo all’attenzione.

 

 


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