Galleria di RIFIUTI

Scritto il 01 Gennaio 2011

RIFIUTI e' una galleria di immagini che fotografa il degrado del territorio ogni giorno presente sotto i nostri occhi. Non si tratta di illustrare i grandi disastri (come le discariche abusive) ma permettere una riflessione su quello che "la gente", con la sua noncuranza, trascuratezza, superficialità, insensibilità e a volte anche illegalità, provoca alle strade che tranquillamente percorre. E' rendere evidente un sintomo, la manifestazione del modo in cui interpretiamo il rapporto con l'Altro, con le cose e lo spazio che non sono direttamente nel "nostro giardino".

Se è vera l'inefficienza del servizio di pulizia strade, e' molto più vero il nostro completo disinteresse per la "cosa comune".

La responsabilità maggiore risiede nei nostri gesti. Gettare carte, bottiglie, pacchetti di gomme e sigarette è un gesto, non solo incivile, ma che denota un comportamento deregolamentato, una mancanza del limite. Ancora di più testimonia questa visione deresponsabilizzata l'abbandono di rifiuti ingombranti come televisori, materassi, frigoriferi e addirittura l'Eternit ai bordi delle strade statali, nei parchi e nelle aree di verde rurale. Il gesto appunto come sintomo di una realtà interiore espressione di un nichilismo morale in cui nulla ha più importanza al di fuori del nostro stretto tornaconto. In uno scenario dove la "libertà" e' il primo dei valori, abbandonare ogni limite diventa esso stesso un valore.

 

Intellettuale sporco

 

Davanti a questa immagine mi arrendo.  

Ecco l’intellettuale mentre consulta libri, legge, prende appunti e scrive appartato in un parco pubblico (Terni, 11 novembre 2014). Ecco l'intellettuale mentre mangia, beve, ingurgita cioccolatini e getta per terra carte, involucri, bottiglie vuote.
La cultura non salva la vita. 

"Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita. In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di Platone a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento?" (George Steiner, dalla Prefazione a «Linguaggio e silenzio», 1967)


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